I dati allarmanti diffusi da Consip nel report trimestrale sul contenzioso nelle gare, impensieriscono in primo luogo noi operatori del settore. Infatti, è preoccupante che anziché aiutare il settore a migliorare, i dati vengano invece strumentalmente utilizzati per minare la credibilità di un comparto che a fatica sta esprimendo tutto il suo peso e la sua importanza per il Paese.
Non vogliamo che, ancora una volta, la scure delle responsabilità, per la fase di stallo che il sistema tecnico e politico della committenza pubblica sta attraversando, ricada su tutte le imprese indistintamente. In un contesto normativo in profonda evoluzione, ANIP-Confindustria ha lavorato e combattuto per dare una risposta organizzativa efficace ed efficiente alla filiera riconducibile ai servizi ambientali. In particolare, il comparto produttivo che fa capo all’ANIP sta da tempo manifestando l’esigenza di un assetto normativo atto a valorizzare le peculiarità delle imprese che ne fanno parte e a favorire lo sviluppo delle stesse in un quadro di trasparenza e legalità. La nostra Associazione si è fatta portatrice delle menzionate istanze con iniziative che ha intrapreso, portato avanti e concretizzato con fatica ed abnegazione in favore del proprio settore produttivo di riferimento: una legge quadro sui servizi, l’attiva partecipazione alle consultazioni svolte per il recepimento nel nostro Paese delle Direttive Comunitarie del 2014 e la costante interlocuzione avuta in tale contesto con i referenti di tutte le Istituzioni interessate, quali ad es. l’ANAC o l’Antitrust. Abbiamo costantemente combattuto per avere regole certe, che non permettano gare al massimo ribasso, che inevitabilmente si tradurrebbero in scarsa qualità dei servizi e in un costo della manodopera al di sotto dei minimi contrattuali stabiliti. In sintesi: abbiamo combattuto ogni fenomeno di concorrenza sleale. E’ certamente vero che i 614 ricorsi tra il 2012 ed il 2017, traducendosi in oltre due miliardi di euro bloccati rappresentano un fenomeno preoccupante ma voglio sottolineare che quelli che interessano il nostro settore ne rappresentano poco più del 15% e che la facoltà di adire un giudice è un diritto delle imprese costituzionalmente garantito: laddove invece si ravvisassero anomalie o abusi non ci tireremmo indietro dal condannarli.Tengo, però a ribadire, che nel mondo del Facility Management e dei Servizi Integrati non si può “fare di tutta l’erba un fascio”; ANIP – Confindustria sin dalla sua nascita e in tutto il percorso confindustriale, ha lavorato per sensibilizzare la politica e le istituzioni denunciando come si stesse costruendo, in seno a Consip, un sistema vocato al contenzioso soprattutto perchè non sono state comprese alcune specificità del nostro settore. Per questo, al prossimo Governo chiediamo di rimettere mano al codice appalti, semplificando l’attuale impostazione, restituendo trasparenza al mercato, limitando le deroghe, puntando sulla “qualificazione” delle imprese e delle stazioni appaltanti ma soprattutto combattendo l’illegalità e la corruzione senza danneggiare le imprese corrette.
La nostra Associazione è sana ed annovera tra le proprie Associate diversi tra i più grandi player del settore, costituiti da imprese nazionali e multinazionali, ma anche da numerose imprese di piccole, medie e grandi dimensioni che spesso vantano una storica presenza nel mercato di riferimento. Pertanto, dobbiamo e vogliamo respingere fortemente la vulgata che vuole le imprese di pulizia e dei servizi Integrati, come operatori economici di Serie B che favoriscono in qualche misura una sorta di “sfruttamento” dei lavoratori. Anzi, il dare lavoro a migliaia di operatori in Italia ci rende un comparto chiave, dalla rilevanza sociale unica. Se la politica capirà questo, se le regole saranno chiare, avremo un Paese più moderno nel suo complesso, e non solo nel settore del Facility.
Lorenzo Mattioli, Presidente ANIP-Confindustria
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