Una crescita più lenta del previsto. E’ questa la chiave di lettura presente nei dati del centro studi di Confindustria, secondo cui il 2018 si chiuderà con un Pil dell’1,1%, con una previsione per il 2019 dello 0,9%. Il Csc precita che le stime «non incorporano le intenzioni del governo, perché le misure andranno dettagliate in sede di legge di bilancio e gli effetti macro dipenderanno dal modo con cui gli interventi saranno disegnati».
Ad influenzare l’andamento economico, come fattore esterno, c’è l’incertezza legata alla politica commerciale americana, che ha già comportato un dimezzamento del nostro export in Usa nei primi sei mesi dell’anno; il rallentamento in diverse economie europee; la turbolenza su alcuni mercati emergenti; le elezioni in Baviera e quelle europee l’aumento dei tassi di interesse per la fine del Quantitative easing; la Brexit.
Tra quelli interni la fiducia che i mercati riporranno nella manovra economica del governo, in termini di capacità di rifinanziare il debito pubblico in scadenza; la capacità di incidere sui nodi irrisolti dell’economia; la sostenibilità del contratto di governo nelle sua parti più onerose, flat tax, reddito di cittadinanza, riforma pensioni; l’aumento dello spread.
La ricetta è quella di stimolare gli investimenti, e quindi rafforzare le misure di sostegno alle imprese, allentando il vincolo delle risorse finanziare per gli investimenti, proseguire con il piano Industria 4.0 – investendo sulla formazione- per spingere su innovazione tecnologica e internazionalizzazione. Inoltre bisognerebbe ridurre il costo del lavoro, continuando a concentrare la riduzione dei contributi sulle assunzioni a tempo indeterminato, non smontando le riforme pensionistiche, perché si renderebbe necessario aumentare il prelievo contributivo sul lavoro.
E poi occorre un grande piano di investimenti in infrastrutture materiali e immateriali. La carenza di investimenti, si legge in un passaggio del rapporto, abbassa la dinamica del Pil sul breve termine e «deprime il potenziale di crescita economica nel medio termine, ostacolando la competitività e compromettendo efficienza e qualità dei servizi per cittadini e imprese».
Alla presentazione dei dati, oltre al Ministro Tria, anche il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, che ha indicato una serie di proposte al Governo: il pagamento dei debiti della Pa; rafforzamento del Fondo per le aziende in fase di transizione; rateizzazione a dieci anni dei debiti fiscali delle aziende in crisi; forte detassazione e decontribuzione dei premi di produttività.