Welfare aziendale, una scommessa per valorizzare il capitale umano nel comparto dei Servizi

(Editoriale per la rivista ASIM INFORMA di Lorenzo Mattioli*)

Il Welfare aziendale rappresenta un tema sempre più presente sui tavoli delle associazioni datoriali e delle singole imprese. Per un settore Labour-intensive come quello dei Servizi, si tratta di una chiave di volta per modernizzare le imprese e valorizzare i lavoratori che, nel multiservizi, presenta delle caratteristiche proprie e sulla quale va costruita un’offerta di Welfare che possa essere davvero efficace e puntuale. Come Vice Presidente del Fondo ASIM e Presidente di ANIP-Confindustria, posso esprimere un parere da un punto di vista privilegiato sul tema del Welfare aziendale, poiché in ambedue i ruoli è il Contratto Nazionale Multiservizi a definire le ricadute delle scelte politiche in tema di Welfare.

Prendo spunto dal quadro d’insieme offerto da un recente report del Centro studi di Confindustria, la più chiara testimonianza di quanto l’interesse delle aziende sia sempre più forte verso forme di sussidiarietà: secondo la rilevazione, condotta tra marzo e maggio 2018, circa il 21% delle società del campione considerato ha introdotto strumenti premiali per dipendenti attraverso la contrattazione aziendale. Da sottolineare come, rispetto agli anni precedenti, la diffusione dei contratti aziendali che prevedono l’erogazione di premi risulta in lieve aumento (+2% rispetto allo stesso periodo del 2017).

Entrando più nello specifico, la misura di Welfare più diffusa è l’assistenza sanitaria: quasi la metà delle aziende associate in Confindustria versa regolarmente contributi in fondi integrativi (44%), principalmente in applicazione di quanto previsto dai CCNL (38%). La diffusione della previdenza complementare è al 27%, anch’essa soprattutto in attuazione del contratto collettivo nazionale (24%). Per entrambe queste forme di Welfare, la percentuale relativa alla loro diffusione sale notevolmente tra le imprese con più di 100 addetti: si arriva infatti al 76% per la sanità integrativa e al 73% per la previdenza complementare.

A seguire le altre forme: buoni pasto, prestiti, auto e cellulari aziendali, bonus per l’educazione, forme di sostegno al potere di acquisto dei dipendenti.

Si ferma in media al 3%, infine, la diffusione di forme di assistenza ai familiari anziani o non autosufficienti.
Come già messo in evidenza da altre indagini che hanno toccato il tema del Welfare aziendale, la diffusione dello strumento sembra essere particolarmente influenzata da alcune specifiche variabili. Tra queste vi è quella relativa alla dimensione dell’impresa. Secondo gli studi citati, infatti, la presenza di prestazioni di Welfare – specialmente attraverso la contrattazione aziendale – è fortemente condizionata dal numero di collaboratori di un’azienda. Come rappresentante di un’associazione di imprese ed esponente del Fondo ASIM, dunque, ritengo sia importante rimarcare questi dati, ancor più per un comparto Labour- intensive, che negli anni ha saputo tracciare una fotografia precisa della propria platea di riferimento (costituita per il 94% dal ruolo di ‘operaio’) e delle specifiche esigenze dei propri addetti. Le aziende aderenti al Fondo stanno aumentando: ad esempio nel solo 2017 le nuove iscritte sono state 517, di cui 96 da sole hanno portato in dote ben 36.489 nuovi lavoratori iscritti. Innanzitutto, il quadro della forza lavoro, evidenzia la presenza al 66% di personale femminile (maggiormente nella fascia tra i 25 ed i 59 anni) e di uomini al 34%. Balza all’occhio un 24% di personale straniero e il restante 76% italiano. La platea complessiva sfiora le 200.000 unità. Nella fascia tra i 25 ed i 44 anni le donne sono 33.660; mentre gli uomini sono 22.703 (Fonte: Fondo ASIM  2018).

Basterebbe già questa prima analisi per orientare interventi di Welfare che, oltre alle iniziative previste istituzionalmente dal Fondo, possano andare incontro alle esigenze di migliaia di lavoratori che operano nelle aziende dei servizi del Paese.

Potenziare il Welfare erogato ai propri addetti e ai loro familiari è di vitale importanza: il capitale umano deve essere valorizzato, messo in condizione di poter coniugare la vita lavorativa con quella familiare, ancor più se pensiamo all’enorme numero di donne nel comparto. Più in generale, potenziare forme premiali e di aiuto rappresenta una sfida che le imprese – in particolare quelle ad alto tasso di manodopera – devono abbracciare e rafforzare. In uno scenario caratterizzato da un utilizzo sempre più massiccio della tecnologia, occorre anche scommettere su nuove forme di lavoro: lo ’smart working’ è una di queste, andando incontro alla necessità delle famiglie e alla crescente domanda di flessibilità pur rimanendo nel novero di un rapporto di lavoro stabile.

Oggi occorre compiere un vero e proprio salto culturale, colmare vuoti strutturali e lacune contrattuali mirando a diffondere la conoscenza degli strumenti del Welfare e delle buone pratiche all’interno del sistema economico-produttivo, in particolare nelle imprese di piccole e medie dimensioni, che da sole costituiscono il 95% del tessuto imprenditoriale italiano.

Il mondo imprenditoriale si deve porre costantemente il tema della sensibilizzazione verso il Legislatore e l’opinione pubblica nel processo di completamento organico e razionalizzazione della normativa vigente, anche al fine di ridisegnare il sistema delle esenzioni fiscali in un’ottica integrata e non frammentata.

Pensiamo che le aziende dei Servizi possano trarre enorme beneficio da un Welfare aziendale più moderno, contribuendo – attraverso il soddisfacimento  delle esigenze dei lavoratori – a far crescere il Paese.

*Vice presidente Fondo ASIM

 

 

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