Qui Bruxelles: Elezioni europee tra possibili alleanze e future proiezioni, cosa aspettarci?

di Luciano Stella, MUST & Partners

Le elezioni europee di maggio 2019 saranno lo specchio degli equilibri politici che stanno vigorosamente scuotendo l’Europa. La forte ascesa di nuove formazioni e di forze dichiaratamente euroscettiche a discapito dei partiti tradizionali prefigura una composizione del prossimo Parlamento europeo (PE) tanto frammentata quanto complessa. Lo scenario è reso ancor più instabile dall’incerta tempistica dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea (Ue). Qualora le procedure d’uscita fossero ulteriormente estese, il Regno Unito potrebbe infatti dover eleggere i suoi rappresentanti in PE alterando ulteriormente le dinamiche politiche.

Gli elettori europei saranno chiamati alle urne tra il 23 e il 26 maggio, con date variabili a seconda dei paesi, per quella che sarà la IX legislatura. Il PE ha recentemente votato a favore di una riduzione del numero dei suoi seggi, che passerebbe da 751 a 705 dopo l’uscita del Regno Unito. È dal 1979 che i suoi membri sono eletti a suffragio universale diretto per un mandato quinquennale.

In Italia si voterà domenica 26 maggio con un sistema proporzionale puro con soglia di sbarramento del 4% nelle cinque circoscrizioni: Nord-Ovest, Nord-Est, Centrale, Meridionale e Insulare. Ogni elettore potrà esprimere fino a tre preferenze per i candidati di una stessa lista rispettando la rappresentanza di genere, non potendo cioè votare per tre candidati dello stesso sesso. Le liste elettorali saranno presentate il 9 aprile ed i seggi spettanti ai rappresentanti italiani saranno in totale 76 se si considera la parziale redistribuzione dovuta alla prospettata uscita del Regno Unito.

Secondo le ultime proiezioni del Parlamento europeo del 1° marzo 2019 basate sulla struttura del PE uscente e sulle intenzioni di voto nell’UE a 27, i gruppi parlamentari che subirebbero le perdite maggiori sono quelli al cui interno risiedono i principali partiti tradizionali, cioè il Partito popolare europeo (PPE) e l’Alleanza progressista dei socialisti e democratici (S&D). Il primo con 181 seggi rispetto ai 217 attuali ed il secondo con 135 seggi rispetto ai 186 attuali. Per garantire una maggioranza stabile si renderebbero quindi indispensabili ulteriori e più forti alleanze.

 

 

Una variabile da non sottovalutare all’interno del PPE è la recente sospensione dal gruppo del partito del Premier ungherese Viktor Orban, Fidesz, al quale era stata contestata l’approvazione di leggi antidemocratiche e una campagna politica mirante a screditare, tra gli altri, Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione europea, anch’egli del PPE. Con la sospensione, Fidesz non potrà più presentare suoi candidati per gli incarichi di partito, non potrà votare in nessuna delle assemblee del PPE e non potrà nemmeno partecipare agli incontri del partito. Ricadute vi potrebbero però essere sullo stesso PPE che, a seguito delle elezioni, vedrebbe la sua maggioranza ridursi ulteriormente se Fidesz, che al momento conta 13 membri in PE, dovesse uscire dal gruppo.

In Italia, secondo i sondaggi condotti dalla società di consulenza MUST & Partners sulla base di una comparazione tra i seggi ottenuti alle elezioni europee del 2014 dai singoli partiti e le intenzioni di voto aggiornate al 18 marzo 2019, Forza Italia e Fratelli d’Italia, entrambi nell’EPP, conseguirebbero rispettivamente 7 e 3 seggi. Il PD invece, parte del gruppo S&D e guidato dal neoeletto Segretario Nicola Zingaretti, dovrebbe raggiungere solo 15 seggi.

I liberali dell’ALDE saranno molto probabilmente il terzo gruppo passando da 68 a 75 europarlamentari. La loro influenza sarà una conseguenza della quasi certa frammentazione, essendo l’alleanza con l’ALDE necessaria per il PPE e per l’S&D per avere una maggioranza stabile. Al momento non è prospettabile il superamento della soglia del 4% da parte di +Europa, nessun partito italiano convergerebbe quindi nell’ALDE.

Un ruolo decisivo è ricoperto dal partito del Presidente francese Emmanuel Macron, La République En Marche, con i suoi 24 possibili seggi. La République En Marche si mostra tutt’oggi intenzionata a formare un nuovo gruppo, eppure una eventuale alleanza con l’ALDE accrescerebbe ulteriormente l’influenza strategica dei liberal-democratici.

Contestualmente, si prospetta l’ascesa dei due principali gruppi apertamente euroscettici: l’Europa delle Nazioni e della Libertà (ENF) e l’Europa della Libertà e della Democrazia Diretta (EFDD).

 

 

Per l’ENF, gruppo di destra di cui fa parte anche il Rassemblement National di Marine Le Pen, è atteso un incremento da 37 a 59 europarlamentari, con la Lega che da sola eleggerebbe ben 33 rappresentanti rispetto ai 6 dell’attuale legislatura. La Lega diventerebbe così il partito nazionale con più seggi in assoluto nel PE superando anche la Christlich Demokratische Union Deutschlands (CDU).

Un possibile scioglimento dell’EFDD sarebbe provato dal fatto che il principale partito che ne fa parte, il Movimento 5 Stelle, sta tentando di formare un nuovo gruppo politico. A tale iniziativa hanno aderito nel tempo i finlandesi di Liike Nyt, i croati di Zivi Zid, i polacchi del Kukiz’15 e forse i greci di Akkel ed è proprio in quest’ottica che Di Maio si è rivolto al Mouvement des Gilets jaunes in Francia. Per essere riconosciuto un gruppo politico deve essere composto da un minimo di 25 deputati eletti in sette Stati membri (almeno un quarto dei paesi), numeri che al momento mancano ai 5 Stelle.

In conclusione, il PE che risulterà eletto con le elezioni di maggio plasmerà l’agenda politica e legislativa dei prossimi cinque anni e sarà quindi determinante nella definizione delle politiche riguardanti il comparto delle imprese di pulizia e dei servizi integrati.

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