Il Csc, Centro Studi di Confindustria, propone al governo una ricetta in sette punti per sostenere la crescita dell’economia italiana e, al contempo, assicurare la sostenibilità dei conti pubblici. Le proposte fanno riferimento alla manovra di bilancio 2020 cui l’esecutivo sta lavorando. Una ricetta giunta in occasione della presentazione del rapporto ‘Dove va l’economia italiana e gli scenari di politica economica’. Nello studio si mette in evidenza come l’Italia sia in bilico tra ripresa e recessione, e come il rischio che l’economia italiana ricada in recessione non sia del tutto rientrato.
Gli analisti del Centro Studi hanno reiterato le previsioni elaborate in primavera, che indicavano una crescita del PIL italiano dello 0,4% nel 2020, dopo la stagnazione attesa quest’anno (PIL a zero), e un rapporto deficit/PIL in crescita fino al 2,8%, pericolosamente vicino alla soglia del 3%.
Confindustria chiede, tra le misure, di allargare la platea dei beneficiari del bonus di 80 euro ai lavoratori incapienti e di intervenire sull’Irpef allineando i primi due scaglioni.
Gli analisti considerano l’aumento del Pil +0,6% nel 2020 previsto dal governo sia eccessivo. La crescita – si legge nel report – “appare sovrastimata”, soprattutto nello scenario tendenziale (+0,4% con l’aumento delle imposte indirette).
Queste le valutazioni da parte del direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci.
“L’economia fatica a ripartire, anzi rallenta”.
Panucci ha riassunto in tre i fronti su cui il governo dovrebbe agire: “lavoro, investimenti privati e investimenti pubblici. Il taglio del cuneo fiscale è essenziale ma essenziali sono anche interventi sulla produttività e sui giovani, su scuola, formazione e Università”.
Di seguito le ricette proposte dagli analisti di Confindustria:
Prima azione: sostegno agli investimenti privati, dando continuità alle misure fiscali che si sono rivelate efficaci, come il rifinanziamento dell’iper-ammortamento per le spese d’acquisto di beni strumentali incorporanti tecnologie digitali, cercando di allargarle a investimenti che favoriscono la transizione verso la sostenibilità.
Seconda azione: sblocco degli investimenti pubblici – proseguendo nell’azione di sblocco dei cantieri ancora fermi per spendere le risorse pubbliche che sono state stanziate, anche completando l’attuazione delle misure adottate recentemente (Decreto Sblocca-cantieri) ed eliminando gli altri ostacoli ancora esistenti.
Terzo punto: avvio di una riforma fiscale nella direzione di un alleggerimento del carico fiscale, specie quello che grava sul lavoro, sia mettendo più soldi in tasca ai lavoratori, per favorire l’offerta di lavoro e i consumi, sia riducendo il costo del lavoro per le imprese, per aumentare la competitività e la domanda di lavoro.
Quarto punto: riordino delle aliquote Iva. Nel caso si renda assolutamente necessario, per la tenuta dei conti pubblici e per evitare altre misure recessive, intervenire sull’attuale struttura dell’Iva, bisognerebbe finalizzare l’intervento sui singoli beni consumati prevalentemente dalle famiglie con redditi elevati, attenuando o comunque non aumentando l’incidenza dell’imposta sulle famiglie a basso reddito, che hanno tipicamente una maggiore propensione al consumo.
Quinto punto: l’introduzione di misure di contrasto all’evasione, in particolare con uno stimolo all’uso della moneta elettronica, scarsamente diffuso in Italia, da erogare attraverso la definizione di uno sconto fiscale a coloro che ne fanno ricorso; nell’ipotesi formulata dal Csc, si tratterebbe di un credito di imposta in percentuale del valore della transazione.
Sesto punto: l’acquisizione interamente a riduzione del deficit tendenziale dei risparmi derivanti dal minor utilizzo di “Quota 100” e dal Reddito di cittadinanza, per i quali sono state stanziate somme superiori a quanto si stima necessario sulla base delle domande pervenute, con risparmi oltre quelli ipotizzati dal governo nel Dl 4/2019 e accantonati come “economie di spesa”.
Settimo punto: un riequilibrio della tassazione sulle rendite finanziarie, attraverso un aumento della tassazione dei proventi sui titoli di Stato, al fine di recuperare risorse da destinare a un piano per la formazione e l’inserimento lavorativo dei giovani.