Censimento ISTAT, l’economia si terziarizza: in 20 anni +20% di occupazione nei Servizi superando gli 8milioni di addetti. Passi avanti nella sostenibilità

La pubblicazione dei dati relativi al censimento imprese curato dall’Istat offre una chiarissima indicazione sulle sempre crescente centralità del comparto dei servizi nell’economia del Paese.  La terziarizzazione dell’economia rappresenta uno degli aspetti più interessanti di questo censimento, un trend definito ‘strutturale’ dallo stesso ente statistico nazionale: nel 2011 le imprese con tre e più addetti appartenenti ai servizi costituivano il 65,6% del totale, nel 2018 raggiungono il 70,3%, arrivando a impiegare il 64% degli addetti, quota di cinque punti percentuale superiore a quella del 2011.

Si legge  ancora nel rapporto: “Nell’arco di un ventennio, dal 2001 al 2018, si registra una crescita dei settori dei servizi pari a 158mila imprese e oltre 2 milioni di addetti, di particolare intensità nell’ambito dei servizi di alloggio e ristorazione e dei servizi alle imprese. Allo stesso tempo il settore dell’l’industria in senso stretto ha perso 63mila imprese e oltre 1 milione di addetti e quello delle costruzioni circa 30mila imprese e 220mila addetti. Complessivamente, in venti anni il peso occupazionale delle imprese dei servizi è aumentato di circa 20 punti percentuali”. Come si evince dal grafico seguente, ad una osservazione settoriale i Servizi arrivano a contare oltre 8 milioni di addetti contro i 3,7 dell’industria in senso stretto.

 

Altro dato interessante per il comparto è una importante propensione alla sostenibiltà, ovvero all’adozione di comportamenti e scelte volte a  ridurre gli impatti negativi sull’ambiente naturale derivanti dalle loro attività. Sono esempi di tali azioni: il controllo e la riduzione dell’uso di energia, l’aumento dell’uso di energia da rinnovabili, il controllo per la riduzione dell’uso dell’acqua, il riciclo e il trattamento dei rifiuti, la riduzione dell’emissioni in atmosfera, il riutilizzo di materie prime seconde,  il riuso di materiali di scarto per nuova produzione di altri beni o degli stessi,  la condivisione di beni e servizi etc… Nel 2018 il 66,6% delle imprese ha svolto azioni per ridurre l’impatto ambientale: nell’ambio dei servizi questa percenutale si muove in una forbice ( vedi grafico) che va dal 63,8 di ‘ altri tipi di si servizi’ al 68,9% in ambito alloggi e ristorazione. Un panorama che può spingere le imprese a fare meglio, anche grazie agli strumenti della nuova programmazione europea.

 

Il censimento

Il Censimento permanente delle imprese ha interessato un campione di circa 280mila imprese con 3 e più addetti, rappresentative di un universo di poco più di un milione di unità, corrispondenti al 24,0% delle imprese italiane, che producono però l’84,4% del valore aggiunto nazionale, impiegano il 76,7% degli addetti (12,7 milioni) e il 91,3% dei dipendenti, costituendo quindi un segmento fondamentale del nostro sistema produttivo. La rilevazione diretta è stata realizzata tra maggio e ottobre del 2019, l’anno di riferimento dei dati acquisiti dalle imprese è il 2018. I due terzi delle imprese (821 mila, pari al 79,5% del totale) sono microimprese (con 3-9 addetti in organico), 187 mila (pari al 18,2%) sono di piccole dimensioni (10-49 addetti), mentre le medie (con 50-249 addetti) e le grandi imprese (con 250 addetti e oltre) rappresentano il 2,3% delle imprese osservate (24 mila unità), di cui 3mila grandi. Più della metà delle imprese è attiva al Nord (il 29,2% nel Nord-ovest e il 23,4% nel Nord-est), il 21,4% al Centro e il 26,0% nel Mezzogiorno.

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