“Che il settore dei Servizi vada considerato come motore della ripresa dell’Italia è un fatto incontestabile che però non trova alcuna forma e applicazione nelle scelte di un Paese che, all’indomani della stesura del cosiddetto ‘decreto semplificazione’, cambia le regole degli appalti ponendo attenzione solo sulle opere pubbliche, senza fare minimamente cenno ad un comparto che occupa il 70% dei lavoratori in Italia. Tra 2008 e 2019 gli occupati nei servizi sono cresciuti di oltre un milione di unità (1.053.418) con un tasso di crescita del 6,9%; nello stesso periodo l’industria ha perso 225.000 occupati (una parte non piccola nei settori legati alle costruzioni) e le costruzioni hanno perso oltre 613.000 occupati. Nell’agricoltura l’occupazione è cresciuta del 6,4%, poco meno di 55.000 unità.
A fronte di questi dati, invece, si assiste all’ennesima modifica della contrattualistica pubblica nella direzione esclusiva dei lavori e non dei servizi, lasciando un intero comparto nell’incertezza a fronte di una situazione ancora molto precaria per via dell’emergenza Covid. Il decreto semplificazione sblocca le opere pubbliche ma non dice nulla sul più importante cantiere italiano, quello dei Servizi, che solo per sanificare scuole ed ospedali implicherebbe una spesa complessiva di oltre 135 milioni di euro. Invece ci troviamo in balia di un mercato in cui gli operatori si improvvisano, e chi ha i requisiti non viene tutelato. La nostra proposta è che venga creata una struttura commissariale per i Servizi che controlli l’esecuzione degli appalti, prenda conoscenza del settore, lo tuteli e valorizzi in questo momento emergenziale, per poi attuare una riforma puntuale del codice appalti che, tra le altre priorità, definitivamente accantoni le offerte al massimo ribasso. I servizi non sono una commodity, ma rappresentato il grado di civiltà di una comunità e del Paese. A tal proposito rinnoviamo la nostra preoccupazione per lo stato in cui si appresta a partire la Scuola, dove pulizie, igiene e sanificazione sono stati internalizzati attraverso una procedura che si sta rivelando un boomerang per imprese, lavoratori e famiglie: le prime senza gettito, i secondi disoccupati, le ultime con l’incubo delle aule sporche ed insicure sotto il profilo igienico-sanitario. Questa internalizzazione ha fatto lievitare mentre prometteva efficienza e risparmi”.
Lo dichiara Lorenzo Mattioli, presidente di ANIP-Confindustria, associazione nazionale imprese di pulizia e servizi integrati di Confindustria.
ROMA, 10 luglio 2020