«Ci aspettiamo risvolti negativi per l’Industria dei Servizi italiana con l’approvazione del decreto sblocca-cantieri da parte del Consiglio dei Ministri, soprattutto in ordine alle modifiche introdotte sul Codice Appalti». Lo dichiara Lorenzo Mattioli, il presidente nazionale di ANIP-Confindustria, l’associazione che raccoglie le imprese di pulizia e dei servizi integrati. «Credo che tutte le associazioni e imprese ‘labour intensive’, non solo quelle iscritte a Confindustria, debbano mobilitarsi per far comprendere al Governo che occorre una netta distinzione tra appalti per lavori e appalti per servizi, una differenza sostanziale che non viene ancora compresa e che porterà, se non compresa, ad un imbarbarimento del mercato attraverso offerte di gara sempre più basse. Siamo convinti che occorra evitare l’aggiudicazione di un appalto di servizi ad alta intensità di manodopera con il criterio del ‘miglior prezzo’, a meno che tale scelta sia ininfluente sulla qualità delle prestazioni oggetto di affidamento. La motivazione è quella di non istigare ad una competizione selvaggia tra aziende basata su sconti eccessivi che, andando a intaccare salari, qualità e sicurezza sul lavoro, sarebbero ancor più insostenibili da parte delle piccole imprese. E questo vale per qualsiasi importo di gara.
Alquanto macchinosa – aggiunge Mattioli – la procedura di verifica introdotta per determinare le offerte anomale sulla base di un calcolo matematico a seconda del numero dei partecipanti ad una gara e dopo l’apertura delle buste. Pensiamo che vada cancellata, e che servano strumenti maggiormente efficaci alla verifica e valutazione delle offerte anomale, stabilendo, anche solo in sede regolamentare, criteri di valutazione oggettivi. Altrimenti si corre il rischio di non tutelare le pubbliche amministrazioni committenti rispetto ad offerte poco serie e spregiudicate, presentate al solo fine di ottenere l’aggiudicazione dell’appalto illegittimamente, senza alcuna considerazione delle conseguenze che il committente dovrà subire a causa dell’impossibilità per l’appaltatore di mantenere fede all’offerta presentata».
Conclude Mattioli: «Da anni aspettiamo regole certe per operare in un mercato che vorremmo competitivo con quello di altri paesi Europei, invece assistiamo all’ennesimo rinvio alle norme attuative di questa riforma, trovandoci cosi in uno stato di incertezza che danneggerà un comparto, quello de servizi integrati e del facility management, che partecipa con circa 135 miliardi di euro allo sviluppo del Paese. Se si continua su questa strada faremo ricorso anche ad azioni pubbliche di sensibilizzazione che arrivino sino al Presidente della Repubblica, visto che è con un suo decreto che si dara il via al Codice. E’ una responsabilità che non va presa sulla pelle dei cittadini, veri destinatari dei servizi erogati dalle nostre aziende.