Riportiamo l’intervista di Lorenzo Mattioli pubblicata su La Verità a firma di Sarina Biraghi in tema di sanificazione scolastica pubblicato sull’edizione cartacea del 30 settembre 2020.
Altro che gel del commissario Domenico Arcuri all’acqua di rose. Nelle scuole il vero problema è la sanificazione che non c’è. O meglio, viene effettuata alla bell’e meglio dai bidelli, che certo non sono personale specializzato per effettuare la pulizia e la sanificazione degli ambienti, come previsto dai vari protocolli sanitari. »E una cosa abnorme, un argomento serio e delicato perchénonsi scherza con la salute dei nostri ragazzi eppure nessuno si preoccupa o ne parla», afferma convintamente Lorenzo Mattioli, presidente Anip-Confindustria, l’Associazione nazionale imprese di pulizia e servizi integrati, disinfezione o sanificazione compresa. Anip rappresenta numerose aziende, che occupano migliaia di lavoratori, con un fatturato globale annuo di circa 2 miliardi di euro, operanti nelle diverse attività di pulizia, disinfestazione, derattizzazione, sanificazione e servizi ausiliari, manutentivi e gestionali come da contratto nazionale, eppure il ministro dell’Istruzione l’ha esclusa dal comparto scuola. «E’ l’unico luogo non di nostra competenza perché il governo ce lo ha tolto. La Azzolina, infatti, ha internalizzato i nostri dipendenti e di fatto il servizio pulizia affidandola ai bidelli. Questa non è mansione da bidelli ma era una promessa elettorale del M5S che aveva garantito l’internalizzazione
a 16mila nostre persone dei servizi di pulizia, quelle del programma ‘Scuole belle’, ma ne ha prese solo 9000 creando 7500 esuberi. Un promessa fatta soprattuto da Di Maio in Campania e avallata dall’Usb in barba a tutto».
Una scelta »scellerata» secondo Mattioli, da parte di chi ha lasciato le aziende private per il posto pubblico. Ma a subire le conseguenze sono soprattutto gli studenti, che trascorrono le loro giornate in un ambiente non sanificato.
«La pulizia di 36.000 plessi scolastici, pari a 93 milioni di metri quadrati, è affidata al fai da te», continua Mattioli, «per quella che Mario Draghi chiama una “cattiva spesa” che però non tiene conto della salute e del rischio che ragazzi e insegnanti corrono». E il presidente Anip parla con dati alla mano. Infatti, già all’indomani della tornata elettorale è stato registrato in molte scuole il caos su pulizia e sanificazione, con molti plessi che non hanno potuto riaprire vista la mancata igienizzazione degli spazi, mentre in molti casi si è fatta «una inutile sanificazione senza aver effettuato la pulizia preventiva, a dimostrazione del grado di impreparazione che purtroppo si ripercuote sulla sicurezza e la vita di famiglie e studenti».
Dal 5 marzo, praticamente da quando le scuole sono state chiuse, l’associazione di Confìndustria scrive e sollecita un incontro per pianificare pulizie e sanificazione, ma Lucia Azzolina non risponde e si rifiuta di incontrare i veri “addetti ai lavori» in questa fase 3 della pandemia Covid. Del resto le aziende dell’Anip sono impegnate nella sanificazione di chiese, treni, centri commerciali… Tranne le scuole. «Banchi, gel, mascherine, si sono preoccupati di tutto ma non del servizio più semplice ma fondamentale, non accessorio ne periodico: la sanificazione va fatta due volte al giorno, con personale e macchinari specializzati, questa è sicurezza, non il fai da le che rischia di provocare così come quello di una dipendente di un centro commerciale di Valmontone che usando prodotti a sua discrezione si è ustionata». Tengono conto, insiste amareggiato Mattioli, «addirittura di un’app inventata da due ragazzi, per misurare la presenza del virus in classe: una barzelletta». E ricordando che «il virus vive fino a 9 giorni all’interno di un luogo e sopra alcune superfici», Mattioli ribadisce che «aver estromesso le imprese dai servizi dal mondo scolastico sta costando caro alle casse pubbliche».
Ma mentre la Azzolina «continua a nascondersi», Mattioli sottolinea il rischio che corrono le scuole diventando focolaio Covid. E i dirigenti saranno ritenuti responsabili del mancato rispetto dei protocolli, quindi potranno essere ritenuti colpevoli di procurata pandemia, per la quale è previsto l’ergastolo» (l’emendamento sullo scudo penale non è ancora passato).