«Pianemente condivisibili i temi affrontati dal presidente della EFCI Juan Díez de los Ríos nella recente intervista pubblicata sullo Europen Cleaning Journal. L’organismo europeo che raccoglie le imprese di pulizia, igiene e sanificazione coglie, nelle parole del suo responsabile, il senso della sfida che spetta alle nostre imprese ed il ruolo preminente che il settore si è conquistato durante la pandemia». E’ questo il commento di Lorenzo Mattioli alle analisi di Juan Díez de los Ríos sull’impatto del Covid per il settore dei servizi nel contesto europeo: in un panorama frammentato, caratterizzato da grandi differenze tra i paesi europei, le imprese hanno subito impatti differenti. «In alcuni Stati membri – ricorda Diez de los Ríos – le imprese di pulizia hanno perso fino al 50 per cento delle loro attività (e del fatturato) a causa della chiusura temporanea di uffici, strutture ricreative e scolastiche che rappresentano quasi il 54 per cento della quota di mercato del settore. Mentre è ancora incerto il numero di imprese che non possono continuare l’attività, le imprese di pulizia incontrano grandi difficoltà a riprendere l’attività e a sostenere ulteriori costi materiali e organizzativi (che raggiungono in media oltre il cinque per cento, compresi quelli generati dall’acquisizione di dispositivi e prodotti di protezione individuale (DPI) Inoltre, le imprese di pulizia sono state colpite da pratiche contrattuali scorrette: dalle disdette unilaterali ai prolungati ritardi nei pagamenti. Il medio termine e il prossimo futuro del nostro settore saranno determinati dai cambiamenti che influenzeranno il modo in cui molti di noi lavorano. La pulizia degli uffici rappresenta il 45 per cento del mercato e quindi l’impatto della riduzione degli spazi di lavoro sarà sicuramente pesante per le nostre aziende, che stanno già cambiando il modo di lavorare e di offrire i propri servizi».
In tema di innovazione e sostenibilità «La pandemia – ricorda il responsabile – ha determinato anche una trasformazione nel settore delle pulizie sia nelle operazioni che nella tecnologia. Innanzitutto, per ridurre il rischio di contagio, è stata promossa l’urgenza di associare la pulizia alla sanificazione, portando ad un aumento dei servizi di disinfezione. In secondo luogo, è stata sottolineata l’importanza di professionisti formati e l’uso di tecniche e prodotti appropriati per mantenere e migliorare il livello di igiene e pulizia. Proseguendo su questa strada, in futuro si punterà ad investire nelle nuove tecnologie, nella digitalizzazione e nella relativa formazione dei lavoratori. L’upskilling e la riqualificazione della nostra forza lavoro è di fondamentale importanza anche nei settori dei servizi alle imprese».
Particolarmente sfidanti gli obiettivi che l’organizzazione si pone a livello europeo, in relazione ai temi del Lavoro. «La Commissione europea sta avanzando proposte legislative che porteranno sia sfide che opportunità per il nostro settore. Da una proposta di direttiva su salari minimi adeguati a una decisa attenzione alle competenze e alla formazione, l’EFCI garantisce che le esigenze del nostro settore siano prese in considerazione dai responsabili politici. All’interno di questo ambizioso obiettivo politico, operiamo con la certezza che il settore delle pulizie e dei servizi di facility sia e continuerà ad essere un vettore per l’integrazione nel mercato del lavoro. Il settore, infatti, è fondamentale, tra l’altro, per l’integrazione dei giovani nel mercato del lavoro; la lotta al lavoro sommerso; la creazione di posti di lavoro per lavoratori con competenze trasferibili, provenienti da altri settori duramente colpiti dalla pandemia; fornire formazione in competenze settoriali fondamentali, essenziali anche per la riqualificazione e l’aggiornamento di base; e, naturalmente, la creazione di posti di lavoro flessibili».