Innovazione, ICT, condivisione ed efficienza attraverso l’integrazione del sistema “industria-servizi”: tutto questo è l’impresa di “facility 4.0”, un settore dove la ricerca e l’innovazione sono, da anni, l’asset strategico di sviluppo e che sta entrando nell’era dei “servizi intelligenti”. L’avvento delle comunicazioni M2M (machine-to-machine) sta rivoluzionando il modo tradizionale di operare nel mondo dei servizi. La nuova frontiera dell’automazione permetterà una integrazione di sistema tra fornitori di servizi e strutture (immobili, industria ecc.) che promette livelli di efficienza impensabili fino a qualche anno fa con ricadute forti in termini di gestione energetica, quindi, sostenibilità.
Con un’altra strategica novità del comparto multiservizi: il percorso di innovazione tecnologica non sarà “sostitutivo” della forza lavoro, ma qualificante. “Anche in questo ambito vogliamo marcare la differenza rispetto ad altri comparti – dichiara Lorenzo Mattioli, presidente di ANIP – rimarremo un settore “labour intensive” perché nelle nostre imprese l’innovazione tecnologica non eliminerà posti di lavoro ma porterà nuova qualificazione e professionalizzazione dei nostri collaboratori. Insomma, con uno slogan, tecnologie “per” il lavoro dell’uomo non “contro” il lavoro dell’uomo”. Una storia che incontra, e sposa, la nuova strategia del governo scritta nel “Piano Nazionale Industria 4.0” per un paese “ancora più avanzato e verde” che punta alla “neutralità tecnologica – spiega il ministro Carlo Calenda presentando il decreto del MISE che stanzia 9 miliardi di euro per i prossimi vent’anni sulle rinnovabili. “Sono circa 480 milioni di euro l’anno per 20 anni e saranno ripartiti per un 50% sulle tecnologie quasi in equilibrio come l’eolico, un 25% sulle tecnologie di frontiera come la geotermia e il termodinamico e un altro 25% per l’economia circolare, come le biomasse e le fonti di scarto”. Il futuro “sostenibile” del Paese passa attraverso i servizi. Per efficientare i sistemi (le città smart: con i loro elementi fisici e i loro flussi immateriali), contenere i grandi sprechi, quindi per migliorare la sostenibilità ambientale è necessario gestire e condividere conoscenze soprattutto in chiave di “efficienza energetica” e “innovazione digitale” il sistema “immobili – città”. Un prodotto, un’impresa, un’azienda, un immobile, un comparto urbano per essere energeticamente efficiente, rinnovabile e a basso impatto ambientale non va solo progettato in tal senso ma, soprattutto va gestito, mantenuto e condiviso in un’ottica di sviluppo ad impatto zero, anche economico, attraverso una condivisione intelligente delle innovazioni tecnologiche legate all’apporto del digitale.
Il facility management si rivela un aspetto strategico prioritario nella sfida per una economy 4.0 “smart&green” in grado di combinare, efficienza dei costi globali, riduzione dell’impatto ambientale, maggiore integrazione tra prodotti e servizi, soprattutto attraverso la vocazione del settore e delle imprese ad una forte innovazione tecnologica.
Secondo lo studioso Jeremy Rifkin sono tre i fattori che condizioneranno lo sviluppo verso una nuova “economia dell’energia”:
- La crescente disponibilità dei consumatori a dotarsi di fonti rinnovabili di energia;
- l’infrastruttura intelligente dell’”Internet delle cose”, che metterà in contatto macchine, abitazioni e mezzi di trasporto generando flussi di informazioni utili a migliorare l’efficienza energetica e la produttività;
- la crescita della sharing economy che farà aumentare in modo esponenziale il numero di persone che privilegia l’”accesso” al “possesso”. «E se centinaia di milioni di persone – ha scritto Rifkin – spostano gran parte della loro attività economica verso la condivisione, sono destinate a cambiare il corso della storia economica».